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SPIRAGLIO POSITIVO NEL RAPPORTO IPCC SUL CLIMA: RALLENTANO LE EMISSIONI, MA SERVONO PIU' INVESTIMENTI
Tuesday 05 April
SPIRAGLIO POSITIVO NEL RAPPORTO IPCC SUL CLIMA: RALLENTANO LE EMISSIONI, MA SERVONO PIU' INVESTIMENTI

Èora o mai più», avvertono gli scienziati del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), lanciando l’ennesimo allarme. Ma è anche: «Siamo sulla strada giusta, ce la possiamo fare». Per la prima volta, il catastrofismo non è dietro l’angolo. Tutt’altro. La lunga analisi sulla “mitigazione” pubblicata lunedì pomeriggio dal foro scientifico dell’Onu - terza e ultima parte del Sesto rapporto sul clima - offre finalmente un messaggio d’ottimismo al mondo. 

Toni ottimisti nel nuovo report scientifico dell’Onu sulla mitigazione. «Con tecnologia e rinnovabili possibile dimezzare i gas serra entro il 2030». Sì ai tagli a estrazione, produzione e consumo di metano. Ma ancora si deve lavorare sui finanziamenti: il capitale ci sarebbe ma i flussi economici per la lotta al surriscaldamento sono da tre a sei volte inferiori ai livelli necessari entro il 2030 per limitare il rialzo termico al di sotto dei 2°C.  
Se nel 2010 «la media globale annuale delle emissioni di gas serra ha toccato i livelli più alti della storia umana», poi è andato meglio: «Il tasso di crescita delle emissioni di gas ad effetto serra tra il 2010 e il 2019 è stato inferiore a quella del decennio precedente». In parole povere, inquiniamo sempre di più ma il ritmo «rallenta». Ed è addirittura «possibile dimezzare le emissioni entro il 2030» per non superare la drammatica soglia di +1,5° di riscaldamento della temperatura terrestre. Data chiave il 2030, secondo la «road map» stabilita dall’accordo di Parigi firmato da quasi tutte le nazioni del pianeta sette anni fa.
 

Costano meno energia solare ed eolica
Ci sono prove crescenti che l’azione dei governi sta avendo effetti positivi sulla mitigazione dei cambiamenti climatici e sulla necessaria transizione energetica, affermano gli scienziati. Ad esempio, si è registrato un calo fino all’85% dei costi dell’energia solare ed eolica e delle batterie. «Una gamma crescente di politiche e leggi ha migliorato l’efficienza energetica, ha ridotto i tassi di deforestazione e accelerato la diffusione delle energie rinnovabili». C’è un “ma”, ovviamente. «Senza una immediata e profonda riduzione delle emissioni in tutti i settori, limitare il riscaldamento globale a 1,5° è fuori portata». Cosa serve? «Una sostanziale riduzione dell’uso di combustibili fossili, una diffusa elettrificazione, una migliore efficienza energetica e l’uso di combustibili alternativi (come l’idrogeno)», si legge nel Summary for Policymakers. 

Emissioni antropiche su, ma c’è speranza
Le emissioni nette di gas serra di origine antropica sono aumentate dal 2010 in tutti i principali settori a livello globale. Aree urbane, industria, trasporti, agricoltura, edilizia sono tutti corresponsabili. Ma l’ottimismo pervade il rapporto quando sostiene che «gli edifici esistenti, se ristrutturati, e gli edifici ancora da costruire, potranno avvicinarsi a zero emissioni nette nel 2050 con pacchetti di politiche che combinino misure ambiziose di sufficienza, efficienza ed energia rinnovabile e se gli ostacoli alla decarbonizzazione vengono rimossi». E che perfino il settore industriale può raggiungere le Zero emissioni nette. «Siamo ad un bivio», è la conclusione.

Gli obiettivi zero emission nell’industria:
La riduzione delle emissioni nell’industria - circa un quarto delle emissioni globali — comporterà l’utilizzo dei materiali in modo più efficiente, il riutilizzo e il riciclaggio dei prodotti e la riduzione al minimo dei rifiuti. Raggiungere lo “zero netto” sarà impegnativo e richiederà nuovi processi di produzione, elettricità a basse e zero emissioni, idrogeno e, ove necessario, cattura e stoccaggio del carbonio. L’agricoltura, la silvicoltura e altri usi del suolo possono fornire riduzioni delle emissioni su larga scala e anche rimuovere e immagazzinare l’anidride carbonica su vasta scala. 

Il superamento «temporaneo» di + 1,5° C.

Per limitare il riscaldamento a circa 1,5°C, come previsto dagli accordi di Parigi, le emissioni globali di gas serra dovranno raggiungere il picco al più tardi entro il 2025 e ridursi del 43% entro il 2030. L’utilizzo del metano, in particolare, dovrà essere ridotto di un terzo. E anche se questi obbiettivi saranno raggiunti, avverte il rapporto, «è quasi inevitabile che si superi temporaneamente questa soglia di temperatura ma si potrà tornare al di sotto di essa entro la fine del secolo». La temperatura globale si stabilizzerà quando le emissioni di anidride carbonica raggiungeranno lo zero netto. Per 1,5°C , ciò significa raggiungere zero emissioni nette di anidride carbonica a livello globale all’inizio degli anni Cinquanta del XXI secolo; per 2°C , all’inizio degli anni Settanta. 

Due settimane di discussione per la sintesi:

Non è stato facile arrivare alla redazione del documento di sintesi inviato lunedì ai decisori governativi. I negoziati fra i rappresentanti politici dei 195 Paesi sono durati ben due settimane, di qualche giorno oltre la data stabilita: non si riusciva a trovare la quadra su alcuni punti chiave, in particolare, come di consueto, sui finanziamenti. «Abbiamo gli strumenti e il know-how necessari per limitare il riscaldamento», ha ricordato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee. Ma chi paga il conto? I flussi finanziari sono da tre a sei volte inferiori ai livelli necessari entro il 2030 per limitare il riscaldamento al di sotto dei 2°C, eppure «vi è sufficiente capitale globale e liquidità per colmare i divari di investimento».«Il Prodotto interno lordo globale sarebbe solo di pochi punti percentuali inferiore nel 2050 se intraprendessimo le azioni necessarie per limitare il riscaldamento a 2°C o inferiore, rispetto al mantenimento delle politiche attuali», ha affermato Shukla.

di Sara Gandolfi

 

 

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