News

STOP ALLA PLASTICA! SEMPRE PIU' AZIENDE CI PENSANO
Wednesday 27 January
STOP ALLA PLASTICA! SEMPRE PIU' AZIENDE CI PENSANO

Sollecitata dalla direttiva europea contro le stoviglie monouso e sull’onda dello scandalo dell’inquinamento dei mari, l’industria comincia a studiare materiali alternativi riciclabili. Gli esempi di Oldrati Group e Audi In Italia si chiamerebbe Plastic Tax. È la legge, licenziata dal Parlamento già nel 2019, che punta a introdurre una tassazione speciale a carico delle aziende produttrici di plastica non riciclabile, per disincentivare la commercializzazione di uno tra i materiali più inquinanti al mondo. Impieghiamo il condizionale perché l’applicazione di tale norma, purtroppo, a causa del subentro della pandemia di Coronavirus, è stata sospesa. D’altra parte, quello della plastica è un problema notevole, che non può giacere irrisolto ancora per molto tempo. Così, se in Italia regole come quelle che la Plastic Tax vorrebbe introdurre latitano, l’Europa ha già risposto affermativamente alla sollecitazione. La direttiva Ue 2019/904, infatti, indica ai 27 Paesi membri una traccia precisa nell’ambito dei provvedimenti da assumere contro l’inquinamento globale: il divieto, caldeggiato dalla suddetta direttiva, di commercializzare stoviglie in plastica monouso, è un indizio eloquente dell’impegno intrapreso dalle istituzioni di Bruxelles per ridurre al minimo il ricorso a questo come a tutti gli altri materiali non riciclabili. La posta in gioco è alta. In ballo c’è la salvaguardia dell’ambiente, ma anche un possibile enorme vantaggio per l’economia. E siccome la persuasività di quest’ultima non va mai fallita, esaminiamo anzitutto le cifre. Stando ai calcoli del Parlamento Europeo, infatti, ritirare dal commercio la plastica monouso diminuirebbe i danni derivanti dai danni ambientali di ben 22 miliardi di euro entro il 2030, con un risparmio correlato per i consumatori di 6,6 miliardi di euro. Poi, c’è l’ambiente. In particolar modo, a risentire maggiormente dell’inquinamento da plastica sono i mari. Per restare nei confini di casa nostra, il Mediterraneo è una delle aree più colpite da questo flagello. I dati forniti dal Wwf, infatti, indicano come la configurazione chiusa di questo mare faccia sì che l’80% dei rifiuti di plastica sversati in acqua ritorni verso riva, con un accumulo di ben 5 chilogrammi di rifiuti al giorno lungo le coste. Sorte migliore non vivono le acque, l’analisi chimica delle quali certifica che il 95% dei micro-rifiuti presenti è costituita, appunto, da plastica. La stessa che poi, inevitabilmente, viene ingerita dai pesci e, quindi, finisce nei nostri piatti, a realizzare un contrappasso dalle tinte dantesche che, in termini di karma, con ogni probabilità ci meritiamo, ma che ancora può essere fermato. Ad hoc, l’impegno primario deve venire dall’industria. Per fortuna, prendiamo atto che tanti e buoni progetti sono in fase di sviluppo in questo senso. A partire da Oldrati Group, il marchio internazionale specializzato nella produzione di manufatti in gomma, plastica e silicone, che di recente ha deciso di concentrare gli investimenti in ricerca e sviluppo per orientare gli sforzi tesi all’innovazione in direzione dell’ecosostenibilità. Una ricerca di connubio che ha partorito sul mercato Oldrati Ogreen. Si tratta, nello specifico, di una speciale gomma rigenerata che nulla sacrifica alla qualità della composizione e alla resistenza dei materiali con essa assemblati ma che, al contempo, permette all’indotto di confezionare prodotti provvisti di componenti in gomma nel pieno rispetto dei crismi della sostenibilità ambientale. Guarnizioni, pinne, cinghie, maschere da sub e componenti per automobili. L’automotive, infatti, risulta attualmente tra i settori industriali che più ricorre all’impiego di componenti in gomma e in plastica. Insomma, se qualcosa si muovesse a questo livello, tutti quanti ne gioveremmo. Audi lo ha fatto. La casa automobilistica tedesca ha messo in cantiere una preziosa collaborazione con il Karlsruhe Institute for Technology con l’obiettivo di raggiungere, il prima possibile, la strutturazione circolare della propria filiera. I tecnici delle due società, infatti, sono al lavoro sul progetto Riciclo chimico delle materie plastiche nel mondo automotive, teso a ottenere economie di scala nella produzione dell’olio di pirolisi, una componente sintetica derivata dal riciclo chimico dei materiali di scarto degli automezzi, ugualmente resistente rispetto alla plastica e a tutti gli atri derivati del petrolio per l’assemblamento di nuovi pezzi e componenti all’interno delle autovetture. Con un’unica, macroscopica differenza: la riciclabilità.

DiGiammaria Stefania 

 

CSA TEAM
Località Boschetto di Pile - 67100 L'Aquila (AQ)
Tel. 0862401515 

 

PARIDE Scarl
Via Primo Riccitelli, 11 - 64100 Teramo (TE)
Tel. 0861248802

COOPERA Servizi Ambientali & Manutenzioni
Via Primo Riccitelli, 11 - 64100 Teramo (TE)
Tel. 08611992056